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LA PROCURA DI TRANI CITA A GIUDIZIO PASSERA E BAZOLI PER I DERIVATI FATTI SOTTOSCRIVERE A DUE AZIENDE DI BARLETTA



nota dell’avv. Giuseppe Angiuli

 passera

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani porta a compimento un’altra delle sue clamorose inchieste che negli ultimi tempi hanno preso di mira diversi personaggi di primo piano del mondo bancario e finanziario.

Questa volta, la Procura pugliese, per mezzo di uno dei suoi Pubblici Ministeri “di punta”, il dott. Michele Ruggiero, ha citato direttamente a giudizio 15 persone col capo di imputazione di concorso in truffa pluriaggravata e continuata in connessione alla diffusione di prodotti derivati di tipo “interest rate swap“.

Tra i soggetti che dovranno comparire in giudizio per rispondere del suddetto capo di imputazione sono compresi dei nominativi che nel recente passato hanno rivestito dei ruoli apicali all’interno di alcuni istituti oggi facenti capo al Gruppo bancario Intesa-Sanpaolo.

Tra di essi, Corrado Passera, già ministro per lo sviluppo economico nel Governo Monti ed ex amministratore delegato del Gruppo Intesa-Sanpaolo sino al 2011; Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza ed ex presidente del consiglio di amministrazione dello stesso istituto; Giovanni Gorno Tempini, dal 2006 al 2007 responsabile della finanza e tesoreria di Banca Intesa ed attualmente alla guida di Cassa Depositi e Prestiti; Enrico Salza, ex presidente del consiglio di gestione di Intesa-Sanpaolo; Giampiero Bracchi, ex vicepresidente e componente del comitato esecutivo di Banca Intesa e Andrea Munari, ex amministratore delegato di Banca Caboto.

Accanto ai vertici del Gruppo, il PM Ruggiero ha ritenuto di porre sotto accusa anche i responsabili della filiale di Barletta della allora Banca Intesa, che ebbero a curare direttamente i rapporti con le due imprese clienti dell’istituto e dalle cui denunce era poi partita l’inchiesta: la “Vingi Shoes snc di Digiorgio & Chiumeo” e la “Euro alluminio” di Ruggiero Di Vece.

La ricostruzione dei fatti operata dalla Procura di Trani è pervenuta a delineare l’esistenza, tra ottobre 2004 e settembre 2011, di un “medesimo disegno criminoso consistente nella volontà di avvantaggiare la banca e farle conseguire, in violazione dei principi normativi della buona fede contrattuale e di quelli regolari della condotta degli intermediari finanziari, un crescente profitto in danno della clientela più inesperta“.

Sempre a detta dell’accusa, i due imprenditori pugliesi, entrambi acquirenti di derivati swap in connessione a mutui loro erogati dalla filiale barlettana dell’allora Banca Intesa, sarebbero stati indebitamente trattati al pari di “operatori qualificati” e, per via di tale malizioso equivoco, non avrebbero ricevuto alcuna informazione sul tipo di derivati negoziati in banca e sulle conseguenze giuridiche connesse alla firma dei documenti loro sottoposti dai funzionari dell’istituto.

Ad avviso della Procura, un tale disegno criminoso non avrebbe potuto coinvolgere unicamente i responsabili periferici delle banche ma doveva necessariamente ed inevitabilmente estendersi anche ai dirigenti di primo livello del Gruppo bancario, in quanto che i contratti derivati swap all’epoca diffusi alla clientela si connotavano per delle condizioni che la stessa Procura ha ritenuto essere state predeterminate a monte.

Secondo l’avv. Giuseppe Angiuli, in forza ad ADUSBEF e curatore del sito www.derivati.info, già intervenuto qualche mese fa al programma televisivo LA GABBIA a commento delle prime notizie trapelate sull’inchiesta in discorso, “questo tipo di prodotti derivati swap, troppo spesso sbilanciati a favore delle banche e che per tale ragione sono stati in questo caso qualificati come “truffaldini” dalla Procura pugliese, hanno avuto una massiccia diffusione soprattutto nei primi anni dopo il duemila, quando i tassi d’interesse di mercato erano generalmente ancora alti e cioè prima che arrivasse la grave crisi recessiva del 2007-2008 che, tra i tanti effetti, ha determinato anche un crollo dei tassi“.

In quegli anni – prosegue l’avv. Angiuli – molte imprese venivano sollecitate dalle banche a dotarsi di uno strumento di copertura per il rischio di un eccessivo rialzo dei tassi d’interesse. Questo tipo di prodotti, più in particolare, venivano suggeriti a coloro i quali andavano ad indebitarsi con mutui e operazioni di finanziamento a tasso variabile. Il paradosso è che dopo il 2007-2008, molti clienti sono stati penalizzati proprio dal fatto di avere acquistato dei derivati che li avevano fatti scommettere su uno scenario di rischio poi non più verificatosi, quale il rialzo degli stessi tassi, nel mentre si è invece assistito, al contrario, ad un crollo generalizzato dei tassi di mercato al cui interno le banche hanno dunque trovato il modo efficace per ribaltarne le conseguenze quasi sempre a carico dei clienti“.

Inoltre, l’impianto accusatorio della Procura di Trani – conclude l’avv. Angiuli – attribuisce una decisiva rilevanza ad un modello di “autocertificazione” che le banche erano solite fare firmare in quegli anni ai legali rappresentanti delle imprese, facendo dichiarare loro di essere già esperti in derivati in modo tale da esonerare le stesse banche da una serie di obblighi informativi previsti dal Testo Unico sulla Finanza (cosiddetta legge-Draghi). Per fortuna, in molti giudizi anche in sede civile, questo tipo di “autocertificazione” ingannevole è stata smontata e molte aziende sono così riuscite a farsi risarcire dagli istituti bancari di tutti i danni economici loro provocati dai derivati swap”.

Nel frattempo  l’ADUSBEF, per bocca del suo Presidente nazionale sen. Elio Lannutti, appena preso atto della notizia della citazione a giudizio di Passera e Bazoli, ha immediatamente annunciato la sua intenzione di costituirsi anche questa volta come parte civile nel processo, così come già fatto nel recente passato in altri importanti procedimenti istruiti dalla stessa Procura di Trani (come quello sulle carte di credito revolving della American Express e come quello ancora oggi pendente nei confronti delle agenzie di rating straniere, ritenute colpevoli per avere declassato eccessivamente i titoli del debito pubblico italiano).

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