Informazioni e osservatorio legale sugli strumenti finanziari derivati
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IL COMUNE DI CAMERINO ANNULLA CONTRATTI DERIVATI



Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-07376 

Atto n. 4-07376

Pubblicato il 2 maggio 2012, nella seduta n. 717

Senatore Elio Lannutti – Al Ministro dell’economia e delle finanze

Premesso che:

si apprende da notizie di stampa che anche il Comune di Camerino, seguendo la strada della Provincia di Pisa e del Comune di Prato, ha scelto di annullare i contratti derivati stipulati con Unicredit;

si legge su un articolo pubblicato su “Il Sole 24 ore-Plus 24″ del 28 aprile 2012: «Alla fine anche il Comune di Camerino (Mc) si è “pentito” di aver stipulato contratti derivati e sulla scia tracciata dalla Provincia di Pisa e, da ultimo, il municipio di Prato (si veda «Il Sole 24 Ore» del 20 aprile), ha intrapreso la strada dell’annullamento in autotutela delle delibere amministrative che hanno autorizzato la sottoscrizione di quattro swap con UniCredit. Ma andiamo con ordine (…) Dal 2002 al 2006 Camerino ha stipulato con UniCredit quattro contratti derivati al fine di contenere il costo del proprio indebitamento. In un primo momento gli swap sembravano aver apportato benefici per l’ente che ha incassato somme a titolo di upfront (una sorta di anticipo) o di Mark to market (Mtm, per la chiusura anticipata di alcuni di essi). Ma il Comune – assistito dall’avvocato Alfonso Valori di Macerata – ha voluto vederci chiaro e ha disposto una Consulenza tecnica di parte (Ctp) dalla quale sarebbero emersi numerosi profili di criticità nei prodotti finanziari sottoscritti. Il primo derivato del 26 giugno 2002 (un «convertibile swap»), infatti, aveva un valore negativo iniziale di 208mila euro ma il Comune non ha ricevuto upfront da UniCredit. Nonostante questo svantaggio iniziale, l’ente è riuscito a estinguere anticipatamente il contratto il 7 dicembre 2004 con un valore comunque positivo di 100mila euro (nonostante la perizia abbia calcolato un Mtm leggermente maggiore). Sempre nel dicembre 2004 Camerino ha stipulato un secondo derivato dal quale ha ricevuto un upfront di 40mlla euro (nonostante la perizia abbia calcolato un valore maggiore pari a 193mila euro, somma che avrebbe dovuto essere riconosciuta all’ente). Sempre secondo l’advisor tecnico del Comune, la banca avrebbe poi mancato di versare all’ente locale altri 14mila euro al momento della chiusura di questo secondo derivato nel luglio 2005 (posto che l’ente ha ricevuto soltanto 20mila euro anziché 34mila). Nell’agosto 2006, le parti hanno stipulato un terzo contratto (un «collar swap») dal quale il Comune ha incassato un upfront di 56mila euro anziché i 144mila calcolati dal perito. Questo contratto è ancora in corso come pure il quarto swap stipulato a novembre del 2006. Sempre secondo i calcoli del perito di parte, questo contratto aveva un Mtm iniziale negativo per l’ente di 250mila euro a fronte dei quali la banca ha riconosciuto soltanto 90mila euro. (…) Dopo aver conosciuto gli esiti della perizia, il Comune ha dunque deciso di contestare i quattro contratti chiedendo a UniCredit il pagamento dei mancati upfront e Mtm di chiusura per i primi due contratti (211mila euro per il primo e 168mila per il secondo) e la restituzione dei flussi pagati a causa dei due contratti ancora in corso (circa 71mila euro). A fronte del diniego della banca l’ente ha allora iniziato il procedimento di annullamento in autotutela degli atti amministrativi che hanno consentito la stipula dei contratti derivati. Le motivazioni giuridiche alla base della decisione comunale risiedono nella violazione del principio della necessaria convenienza economica che questi contratti devono avere per l’ente pubblico (articolo 41, legge 448/2001) e del principio della parità di valore tra opzione cap acquistata e opzione floor venduta dal Comune (articolo 3, circolare del ministero dell’Economia e delle Finanze del 2004). Il Comune, inoltre, ha imputato a UniCredit la violazione delle norme contrattuale di buona fede contrattuale e precontrattuale in quanto, in qualità di advisor tecnico del Comune, avrebbe omesso di comunicare il reale valore negativo iniziale dei contratti derivati falsando così il processo decisionale dell’ente. A questo punto, la parola passerà probabilmente alla magistratura amministrativa che dovrà verificare i dati della consulenza di parte e soprattutto l’effettiva convenienza economica degli swap per Camerino. (…) La banca, interpellata al riguardo, ha fatto sapere che «non ritenendo legittimo il provvedimento assunto in autotutela dal Comune ha già dato mandato ai propri legali di procedere all’impugnazione dello stesso”»;

considerato che:

agli enti locali citati del’articolo si aggiungono altri Comuni, per citarne alcuni Rimini, Ortona, Pescara, Acqui Terme, eccetera, che hanno portato davanti ai giudici Unicredit ottenendo l’annullamento dei contratti derivati stipulati;

in un articolo pubblicato il 7 settembre 2011 in prima pagina su “Finanza e Mercati” dal titolo: “Derivati, il Tribunale gela Unicredit”, Sofia Fraschini riporta una sentenza del Tribunale di Milano, che ancora una volta ha censurato i derivati avariati collocati, durante la gestione di Profumo, presso enti locali e piccole e medie imprese spesso ridotte all’insolvenza;

scrive “Finanza e Mercati” il 9 settembre 2011 in seguito alla sentenza relativa alla controversia tra la Provincia di Pisa e Unicredit: «La rivolta degli enti locali in vista nuova raffica di ricorsi. A rischio azzeramento contratti per 30 miliardi. Dopo la sentenza di Pisa, anticipata da F&M, anche il Comune di Firenze e Regione Toscana, Lombardia, Lazio annunciano battaglia contro le banche. Nel mirino, oltre Dexia-Depfa, pure BofA, Jp Morgan, Ubs, DB, City, Unicredit, Barclays e Bnl Gli enti locali italiani preparano l’attacco alle banche. A meno di 24 ore dalla sentenza shock sui derivati a Pisa – anticipata ieri da F&M – Comuni e Regioni italiani si sono già messi sul piede di guerra annunciando di voler ripercorrere le orme processuali della Provincia di Pisa che, attraverso la sua battaglia legale contro Dexia e Depfa, è riuscita ad affermare un principio rivoluzionario: l’annullamento dei contratti in casi di riconosciute anomalie che vanno dai costi occulti alla mancata di convenienza economica. In prima linea – secondo F&M – avrebbero già schierato i propri legali il Comune di Firenze, e tre grandi Regioni: Lombardia, Lazio e Toscana. Insomma, l’esempio di Pisa si candida a diventare un precedente esemplare nelle aule giudiziarie e un appiglio per tutti quegli enti che avevano già avviato, o avevano intenzione di farlo, cause legali contro le banche. Per lo più istituti stranieri che dovranno ora affrontare una dura battaglia (i contratti annullabili ammonterebbero a circa 30 miliardi) con non poche perdite potenziali che impatteranno direttamente sui bilanci. Secondo le prime indicazioni, nel mirino immediato degli enti finiranno di nuovo Dexia e Depfa (coinvolte anche con Firenze e la Regione Lazio) e altre otto banche d’affari: Merrill Lynch, Jp Morgan, Ubs, Deutsche Bank, Citygroup, Unicredit, Barclays e Bnl»;

l’importante decisione del Consiglio di Stato, nella sentenza depositata il 7 settembre 2011, che ha chiuso la partita tra la Provincia di Pisa, Crediop e Depfa, per i derivati avariati, vera e propria finanza criminale, collocati presso oltre 500 enti locali per un valore nozionale di 52,2 miliardi di euro, dichiara viziati il 95 per cento dei contratti stipulati da banchieri senza scrupoli, offrendo ai contraenti la possibilità di chiedere l’annullamento davanti al giudice italiano;

si legge in un comunicato stampa di Federconsumatori dell’8 settembre 2011: «Il Consiglio di Stato ha scritto la parola fine al disastro dei derivati ingegnerizzati, importati in Italia dal mondo anglosassone, i cui algoritmi offrivano possibilità alle banche di guadagnare sempre con probabilità di almeno il 90%, ed ai contraenti di perdere sempre, per conseguire enormi profitti e sistemi retributivi incentivanti ai manager che proponevano i contratti truffa. Le grandi banche italiane non hanno resistito ai lauti profitti consentiti dai derivati Over the counter (Otc, scambiati cioè fuori da mercati regolamentati) di “copertura” contro il rialzo dei tassi di interesse venduti a enti territoriali, imprese, società finanziarie, che secondo gli ultimi dati disponibili della Banca d’Italia al 31 dicembre 2010 registravano perdite potenziali OTC del ‘sistema Italia’ nei confronti degli istituti di credito italiani e stranieri pari a 52,2 miliardi di euro». I derivati tossici hanno intossicato la vita a migliaia di imprese, enti locali e società finanziarie, che non sono riuscite più a far fronte alle rate crescenti da pagare sugli swap con un valore di mercato negativo e perdite potenziali pari a 52,2 miliardi di euro»;

le vendite, a giudizio dell’interrogante illegali, di derivati avariati di Banca Unicredit, sotto la gestione di Alessandro Profumo, hanno portato in malora anche floride aziende, come Divania di Bari;

migliaia di imprenditori sono stati “strangolati” dalle banche perché costretti a sottoscrivere prodotti derivati, che, invece di offrire coperture ai rischi dei clienti, hanno protetto gli esclusivi interessi degli istituti di credito; a questi si aggiungono gli enti locali, come Comuni e Regioni, che hanno un annoso contenzioso per aver subito la sottoscrizione di swap per un valore nozionale di circa 62 miliardi di euro (atto 3-02811);

considerato inoltre che:

le insidie contenute nei contratti derivati, che molti enti locali italiani hanno stipulato dal 2002 fino al divieto introdotto nel giugno 2008, sono sfociate in due direttrici principali, quella della revisione normativa e quella dei contenziosi tra banche ed enti, che si sono incrociate nell’ultimo anno;

relativamente alla revisione normativa: a settembre 2009 il Dipartimento del Tesoro ha messo in consultazione una bozza di regolamento in materia di contratti derivati stipulabili da Regioni ed enti locali; nella bozza si introducevano importanti novità per assicurare la trasparenza contrattuale attraverso l’illustrazione di scenari di probabilità che dovevano chiarire all’ente (prima della sottoscrizione del contratto) i rischi e i costi (anche impliciti) del derivato; il regolamento non è mai stato emanato. Il Dipartimento sta mantenendo in piedi da oltre due anni un divieto agli enti locali di sottoscrivere derivati e nel frattempo sta approfondendo il tema; l’approfondimento consiste nel vagliare soluzioni di trasparenza alternative agli scenari probabilistici: le “analisi di sensitività”. Si tratta di semplici esercizi di statica comparata (primo anno della facoltà di Economia) dove si mostra ad esempio quanto sale il costo di una passività comprensiva del derivato proposto all’ente nel contratto se i tassi aumentano del 10 per cento; da notare che la statica comparata ha ben poco a che fare con il concetto di rischio di un’operazione in derivati. Perciò abbandonare le probabilità per l’analisi di sensitività è un non progresso nell’opera di accrescimento della trasparenza dato che le sovra-semplificazioni e le ipotesi implicite negli esercizietti di statica comparata occultano i veri rischi del derivato e possono fuorviare le decisioni dell’ente locale;

il “padre” dell’analisi di sensitività in opposizione agli scenari di probabilità è il professor Carlo Domenico Mottura che ha certamente condiviso la sua soluzione di trasparenza con la dottoressa Cannata, attuale dirigente generale responsabile della Direzione del debito pubblico del Dipartimento del Tesoro: a quanto risulta all’interrogante, in un intervento in un Convegno a Palermo nel novembre 2010 la dottoressa Cannata ha dichiarato che a seguito di ulteriori approfondimenti erano emersi punti di debolezza dell’approccio probabilistico e si rendeva necessario valutare soluzioni di trasparenza alternative come appunto quelle basate sull’analisi di sensitività; le argomentazioni usate in quel convegno dalla dottoressa Cannata sono state identiche a quelle presentate solo tre mesi dopo (febbraio 2011) da Mottura in un convegno dell’Associazione bancaria italiana (ABI) ove è intervenuta anche la dottoressa Cannata; nello stesso convegno Mottura proponeva come soluzione per la trasparenza dei derivati l’analisi di sensitività; meno di un mese dopo (marzo-aprile 2011) circolava in via ufficiosa (formalmente smentita dalla dottoressa Cannata) una nuova bozza di regolamento sui derivati degli enti locali dove gli scenari di probabilità erano stati rimpiazzati proprio dall’analisi di sensitività proposta da Mottura;

in due precedenti atti di sindacato ispettivo l’interrogante aveva già sollevato l’evidente conflitto di interessi visto che a proprio giudizio:

due consulenti del Consiglio di Stato dovrebbero astenersi dalla consulenza tecnica, proprio perché Maria Cannata, dirigente del Ministero dell’economia, è impegnata nella stesura definitiva del regolamento che sbloccherà la stipula di nuovi derivati per gli enti locali servendosi di un consulente delle banche;

occorrerebbe evitare che i derivati avariati collocati presso gli enti locali per un controvalore di 52,2 miliardi di euro con pochissime probabilità di guadagno per i contraenti, moltissime per le banche, i cui contratti sono annullabili a seguito della sentenza del Consiglio di Stato, possano essere resuscitati da consulenze posticce;

il conflitto di interessi lampante sull’operato del consulente delle banche, che potrebbe essere l’anima portante della versione finale del regolamento condiviso dallo stesso Ministero, è la prova inconfutabile di un Ministero dell’economia che si fa dettare le regole dalle banche mediante i suoi strapagati consulenti;

gli accademici, i giuristi, i consulenti che hanno rapporti professionali con le banche e che hanno dichiarato di preferire l’analisi di sensitività sui prodotti derivati, sostenendo che le informazioni sulle probabilità non sarebbero utili a individuare i rischi, possono mettere a rischio l’evidenza dei costi occulti praticati, con il concorso di dirigenti del Ministero dell’economia che dovrebbero al contrario vigilare sulla correttezza e trasparenza degli swap emessi, nella maggior parte dei casi, non per alleviare i debiti degli enti locali, ma per ingrassare i bilanci delle banche, le stock option dei banchieri e gli incentivi dei piazzisti (atti 3-02421 – 4-07253),

si chiede di sapere:

se, alla luce dei fatti esposti in premessa e vista la querelle tra Unicredit e Provincia di Pisa nonché l’effetto domino che ne è conseguito, il Governo non intenda necessario promuovere un rafforzamento della disciplina sanzionatoria volta a disincentivare casi come quello di Unicredit;

se non ritenga necessario adottare interventi urgenti, anche alla luce dell’attuale crisi finanziaria internazionale che rischia di ripercuotersi negativamente sui bilanci dei Comuni, al fine di verificare l’esatto ammontare dei derivati che le banche hanno collocato presso enti locali, con la promessa di risolvere problemi di finanza locale, che al contrario sono stati aggravati;

quali siano i motivi per cui lo schema di regolamento in materia di contratti derivati è bloccato, a quasi 4 anni dal divieto di stipula sancito dal Consiglio di Stato, presso il Ministero dell’economia e se il Governo non intenda adoperarsi per garantire una maggiore trasparenza nella stesura del suddetto regolamento considerato che vede consulenti di primarie banche quali attori che dovrebbero assicurare la neutralità;

se non ritenga urgente e necessario adottare nel più breve tempo possibile il regolamento di cui al comma 3 dell’articolo 62 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, finalizzato ad individuare la tipologia dei contratti relativi a strumenti finanziari derivati che gli enti locali possono stipulare, provvedendo comunque a stabilire, con il predetto regolamento, il divieto per i piccoli Comuni di sottoscrivere contratti su strumenti finanziari derivati, considerato che l’operatività in derivati, oltre all’assunzione di rischi di mercato connessi all’andamento delle variabili sottostanti, comporta rischi di controparte dovuti all’eventuale inadempienza contrattuale;

quali misure urgenti intenda attivare sia per trovare soluzioni allo scandalo dei derivati che per allontanare i sospetti di vera e propria collusione tra dirigenti del Ministero e banche.

Link: http://www.eliolannutti.it/blog/2012/05/comune-camerino-annulla-contratti-derivati/

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