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MPS, DERIVATI A RISCHIO. POSSIBILE BUCO DA 740 MILIONI



da “La Repubblica” del 22 gennaio 2013

Nuovi guai da prodotti strutturati per il Monte dei Paschi di Siena. Dopo il caso Santorini, spunta il derivato Alexandria stipulato con Nomura. Secondo i revisori della Pwc, la banca rischia una perdita di 740 milioni di euro

MILANO – Spunta un nuovo caso derivati per il Monte dei Paschi di Siena. Nei gironi scorsi era stata scoperta una transazione con Deutsche Bank, oggi un’altra con Nomura. Il contratto, secondo la ricostruzione del Fatto che ne ha dato notizia, impone subito una correzione nel bilancio di 220 milioni di euro ma i consulenti di Pwc e Eidos stanno cercando di quantificare il buco reale nei conti del Monte che, secondo una fonte anonima citata dal giornale, potrebbe salire a 740 milioni di euro.

Il titolo in Borsa
L’operazione Alexandria, al vaglio anche della Procura di Siena, sarebbe servita a Mps per “abbellire il bilancio 2009” scaricando su Nomura le perdite di un derivato basato su rischiosi mutui ipotecari che poi i giapponesi avrebbero riversato sul Monte attraverso un contratto ‘segreto’ a lungo termine non trasmesso dall’allora vertice di Mps, guidato da Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, ai revisori dei conti Kpmg e a Bankitalia.

Il Cda presieduto da Profumo, che sta cercando di far luce sui derivati ‘segreti’ sottoscritti sotto la gestione Mussari, ha già ricevuto una relazione di otto pagine dal titolo ‘Alexandria’ che verrà discussa il prossimo 24 gennaio, alla vigilia dell’assemblea di Mps, e in cui si parla anche di un altro derivato in perdita per il Monte, l’operazione ‘Santorini’. La relazione, firmata dall’ad Fabrizio Viola, sottolinea che “a fronte dei possibili impatti patrimoniali” derivanti da queste “operazioni strutturate” il cda ha aumentato da 3,4 a 3,9 miliardi di euro le richieste di Monti Bond al Tesoro.

Le reazioni dei protagonisti
Il caso Alexandria ha provocato un botta e risposta tra i protagonisti. Nomura, banca controparte dei senesi nel derivato sotto esame, ha dichiarato che “l’operazione è stata rivista e approvata prima dell’esecuzione ai più alti livelli all’interno del Monte Paschi, incluso il consiglio di amministrazione e il presidente Mussari, ed era stata esaminata dai revisori di Kpmg”. La banca giapponese ha aggiunto che “si è comportata correttamente, e ha vinto il mandato grazie al prezzo competitivo della sua proposta”. Versione contestata dai revisori contabili, che hanno messo per iscritto “di non essere mai stata messa a conoscenza di alcun accordo di natura riservata risalente al 2009 tra Mps e Nomura”. Anche la banca senese, con due comunicati, ha voluto dire la sua. Nel primo, informando che un cda entro metà febbraio darà completa trasparenza su tutte le operazioni strutturate della passata gestione; nel secondo, informando che il caso Alexandria non è mai passato al vaglio del cda Monte dei Paschi (con ciò, forse, configurando una condotta inappropriata da parte del vertice uscito l’anno scorso).
Perfino il capo del collegio sindacale Mps dell’epoca ha avuto parole poco rassicuranti a riguardo: “Non ricordo se un’informativa sul caso Alexandria sia mai stata portata in consiglio.- ha detto Tommaso Di Tanno, ex presidente del collegio sindacale – Se lo è stato fatto era talmente paludata da essere incomprensibile”.

Le polemiche
“I contribuenti italiani hanno il sacrosanto diritto di conoscere la genesi fedele delle operazioni spericolate in derivati, denominate ‘Santorini’ ed ‘Alexandria’, messe in piedi nel 2009 dall’attuale presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, e soprattutto perchè sia la Consob che Bankitalia non hanno mosso rilievi a tali rischiose operazioni che ne hanno minato la stabilità”, ha chiesto il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti, sperando che la vigilanza sia in grado di chiarire l’esatta genesi dei derivati ‘segreti’ sottoscritti sotto la gestione Mussari”. Da Siena, Comune e Provincia, grandi elettori della fondazione Mps che è primo azionista della banca, hanno preso le distanze in modo polemico dall’avvocato di Catanzaro che era stato numero uno dell’ente socio, per poi “scendere” in banca nel 2006. L’ex sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi (Pd), ha chiesto che il nuovo management della banca intraprenda un’azione di responsabilità contro la passata gestione, per “le ipotesi di gravi irregolarità che stanno emergendo”. Così ha detto invece il presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini: “Auspichiamo venga fatta chiarezza sulle vicende e sulle eventuali responsabilita oggi emerge con forza quanto lo scorso anno fosse urgente il rinnovamento: una svolta radicale che era necessaria per affrontare una situazione di estrema difficoltà che già allora si stava manifestando. Secondo gli analisti finanziari, che hanno guidato il mercato a vendite pressanti dell’azione Mps, il danno è più che altro reputazionale, perchè la banca aveva già informato di un ampliamento di 500 milioni del prestito Monti bond, per far fronte alle perdite. La notizia ha un “impatto negativo dal punto di vista reputazionale” della banca, hanno scritto gli analisti di Equita -. “Sotto il profilo quantitativo il calo degli spread sui titoli di stato dovrebbe permettere di assorbire agevolmente questa nuova perdita”.

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